Post in evidenza

domenica 29 marzo 2009

BAT-BOX: un pipistrello per amico

Un pipistrello per amico
Gli zoologi del Museo di Storia Naturale di Firenze, con la collaborazione di Unicoop Firenze, hanno messo a punto un progetto per la diffusione delle bat box, piccole casette di legno da utilizzare per offrire nuovi rifugi a questo straordinario gruppo di animali, che sono sempre più vittime dell'inquinamento, oltre che di superstizioni e credenze popolari ben lontane dalla realtà.

Negli ultimi anni i Chirotteri hanno subito un fortissimo declino, proprio per la mancanza di rifugi idonei dove nascondersi durante il giorno, la diminuzione degli ambienti dove poter cacciare e per l'uso sconsiderato di pesticidi che contaminano le loro prede e le acque a cui si abbeverano.

Le bat box sono state studiate per attrarre i pipistrelli che frequentano gli ambienti urbanizzati e potranno essere appese alla parete esterna delle abitazioni, dove tra l'altro costituiranno un formidabile alleato alla lotta biologica alle zanzare e agli insetti dannosi per le colture. I pipistrelli infatti possono arrivare a mangiare fino a 2000 zanzare a notte!

Ma per conoscere e capire meglio il curioso e affascinante mondo dei pipistrelli si consiglia la lettura dell' interessante e semplice guida redatta dagli zoologi Paolo Agnelli, Laura Ducci e Giacomo Maltagliati dell'Università di Firenze, "Un pipistrello per amico".

Per avere ulteriori informazioni sull'iniziativa e vedere l'elenco dettagliato dei punti vendita in cui trovare le bat-box si consiglia di visitare il sito del Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze, dove tra l'altro è presente una scheda fai-da-te per chi volesse provare a costruire da sè una bat box.

N.B. : il periodo migliore per l'installazione delle bat box è il mese di marzo, all'arrivo della buona stagione, in modo che i pipistrelli le possano trovare durante i loro primi voli al risveglio dal letargo invernale..quindi chi è interessato a dare una dimora a questi animali dovrebbe affrettarsi!

giovedì 26 marzo 2009

NO alla ciclopista sul Vialone!

Sentiero nella LeccionaCOMUNICATO STAMPA di Legambiente Versilia

Dopo la campagna “Nessun Dorma..” del 2008 e le 2000 firme di cittadini raccolte in quella sola stagione, Legambiente Versilia torna a ribadire la propria ferma contrarietà alla realizzazione di una pista ciclabile sul Vialone tra la marina di Torre del Lago e quella di Viareggio.
Una ciclopista o qualsiasi altra forma di collegamento costituirebbe infatti il preludio di una trasformazione verso lo sfruttamento di un’area di riserva naturale, che invece dovrebbe essere salvaguardata per l’enorme patrimonio ambientale che possiede.

Una ciclopista in questo luogo, oltre ad essere un elemento di potenziale minaccia per il fragile ambiente naturale perché porterebbe ad un aumento incontrollato della presenza umana, risulta per altro di dubbia necessità, in quanto il sentiero, che un tempo era accidentato, a seguito degli ultimi lavori eseguiti nel Parco è stato, indirettamente, sistemato e il fondo è divenuto a suo modo “ciclabile”, ossia nel senso pratico del termine “percorribile a bordo di una bicicletta”.

Inoltre, nonostante il Piano Territoriale di Coordinamento escluda nelle riserve naturali ogni tipo di intervento che non sia finalizzato esclusivamente alla protezione e alla salvaguardia della natura, e sebbene tutto ciò sia stato ricordato da Legambiente Versilia anche nelle osservazioni presentate al futuro Piano di Gestione del Parco, si continua a proporre la realizzazione di una ciclopista dove non è prevista, dove non è necessaria e dove creerebbe un danno ambientale.

E intanto l’amministrazione comunale continua a dimenticare il resto della città che dal punto di vista della presenza delle piste ciclabili è assai carente, non potendo assolutamente valutare come interventi indirizzati alla mobilità sostenibile i pochi tratti esistenti, situati in zone già ampiamente percorribili in bicicletta e tutti caratterizzati da una scarsa “sicurezza” per gli utilizzatori.
PERCHE' TUTTA QUESTA INCOERENZA?

Non solo: il fatto che l’area faccia parte della Rete Natura 2000, secondo quanto previsto dalla Direttiva comunitaria “Habitat” e dalla Direttiva “Uccelli”, fa sì che ogni intervento che potrebbe provocare un impatto negativo sulla biodiversità debba essere sottoposto a Valutazione di Incidenza, in modo da escludere eventuali danni. La realizzazione di una pista ciclabile, o anche la sola sistemazione del fondo a fini cicloturistici, cozzerebbe con le finalità di conservazione per cui la Comunità Europea ha finanziato il Progetto Life Dunetosca sul Vialone, con l’obiettivo di ridurre l’impatto antropico dovuto all’eccessiva frequentazione, considerata come uno dei principali fattori di rischio.

Per questi motivi Legambiente Versilia sta anche valutando l’ipotesi di rivolgersi alla Comunità Europea per richiedere una verifica sul rispetto delle Direttive e sul corretto utilizzo dei finanziamenti.
Gli studi propedeutici al Piano di Gestione hanno poi evidenziato come il disturbo causato dall’aumento della viabilità e degli spazi di fruizione turistica sia maggiore per i tratti che attraversano spazi aperti ed aree umide rispetto a quelli che attraversano aree boscate: ciò significa che se proprio una pista ciclabile si deve fare, sarebbe più opportuno realizzarla su Via del Balipedio o una qualsiasi delle varie strade all’interno della macchia, ed evitare così di incorrere in costose procedure di infrazione da parte della UE.

martedì 24 marzo 2009

Soltanto per ventidue minuti..

Riportiamo questo agghiacciante articolo de "La Repubblica", affinchè certi disastri non si ripetano mai più..

SAN PIERO A SIEVE - Non servono sismografi per capire dove passa il tunnel dalla Tav tra Bologna e Firenze. Basta seguire una traccia di foreste rinsecchite, alvei vuoti, macerie. Persino i cinghiali rifiutano di vivere lassù. Sopra la "grande opera" esiste una scia di "grandi disastri" che la segnala fedelmente.L'abbiamo percorsa, verso Nord, e per capire ci è bastata la parte toscana. Il Mugello, snodo cruciale dello scavalco appenninico. I danni li hanno appena quantificati i giudici: 150 milioni di euro solo per lo smaltimento abusivo dei terreni di scavo. Poi vengono i cantieri abbandonati, le cave e le frane.

Il peggio è il sistema idrico distrutto: per ripagarlo non basterebbe una mezza finanziaria. Fra 750 milioni e un miliardo 200 milioni, per ventidue minuti di viaggio in meno. Spariti o quasi 81 torrenti, 37 sorgenti, 30 pozzi, 5 acquedotti: in tutto 100 chilometri di corsi d'acqua.

Ma le cifre non sono niente. Per farsi un'idea bisogna sentire il tanfo polveroso della montagna morta. Rifare i sentieri della Linea Gotica, tra i rovi, come in guerra. Solo che stavolta i danni non li hanno fatti i generali ma gli ingegneri, che possono essere peggio. Le ferite delle bombe si rimarginano. Queste restano per sempre. Siete avvertiti: non siamo di fronte a un evento naturale, ma a qualcosa di biblico.

Tace la valle del torrente Carzola. Niente più uccelli. La falda è precipitata di trecento metri e la montagna è sotto choc idrico. Ha piovuto tutto l'inverno, ma le conifere sono morte, le querce moribonde. C'erano salmoni, trote, gamberi: ora più nulla. Un catastrofe come il Vajont, ma alla rovescia.

Polvere, silenzio. Nel canyon si spalanca una finestra di servizio. È sguarnita, potrebbero entrarci uomini e bestie. Cento metri sotto, il tunnel che ha inghiottito tutto. I tecnici ricordano quando avvenne. Esplose un getto da 400 litri al secondo a tredici atmosfere. Da allora, anche se in superficie la valle scende a Nord, le falde scaricano a Sud, verso Firenze. E del Mugello a secco chi se ne frega.

Paolo Chiarini, 30 anni, ingegnere ambientale, è cresciuto sui fiumi e, quando il Carza sparì di colpo un giorno di febbraio di 11 anni fa, fu il primo ad accorgersene. Corse in Comune ad avvertire, ma gli risposero giulivi: "Per forza, non è nevicato". Capì subito che l'unica acqua che interessava agli italiani era quella del rubinetto, e fece l'unica scelta possibile: combattere da solo.
Da allora Paolo ha battuto ogni rigagnolo e raccolto dati. Oggi ci fa da guida su questa strada partigiana. A Campomigliaio c'era la piscina naturale dei fiorentini. Poi è arrivata la talpa maledetta che ha "impattato" la falda e oggi sul greto resta solo un ridicolo cartello "Divieto pesca" e, a monte, uno scolo fognario a secco.

Il Carlone era il paradiso dei pescatori. Oggi è ingombro di bungalow dai vetri rotti, rottami, tubi, cisterne, caterpillar arrugginiti. Su un muro, la scritta "Ciao, è stato bello". Sotto, un torrente in agonia. Ma a monte è peggio. Una strada bianca in mezzo a una foresta sbiadita, fiancheggiata dai tubi che fino a ieri hanno pompato acqua per tenere in vita il torrente. Una finzione.
Sopra, una montagna di rocce intrise di asfalto collante, oli e bitumi. Quando piove, la morchia scola sulla vasca di captazione del comune di Vaglia, che raccoglie la poca acqua. Purissima, era, da imbottigliare senza filtro. Tutto quel materiale poteva essere reimpiegato nel tunnel, come in Svizzera nella galleria del Gottardo. Qui invece s'è portato tutto in superficie. E nel buco hanno portato ghiaia fresca, aprendo decine di cave inutili sul monte. Ecco perché la Tav è costata il quintuplo del previsto.

A San Piero a Sieve la ferrovia veloce esce a palla di fucile e s'infila sotto l'autodromo del Mugello. Siamo nel cuore della conca, l'Appennino perde asprezza, l'orrore diventa bucolico. Tra le fattorie il torrente Bagnone è scomparso. Poco in là, anche il Bosso. Nove anni fa le sorgenti saltarono tutte assieme, ricorda l'avvocato Marco Rossi che segue le cause civili. "Quando sparì il torrente la gente pensò che sarebbe tornato. Invece non tornò. Finita. Arrivarono le autobotti. Poi il disseccamento salì fino a Farfereto e Striano".

A Sergio Pietracito hanno fatto di tutto. Gli hanno tolto l'acqua per gli animali, fatto franare il bosco, aperto crepe in casa, semidistrutto i frutteti con le polveri, terremotato il sonno con esplosioni, ventole al massimo, bip di cicalini, fischio di allarmi, rombo di tir in retromarcia. Poi, a cantiere chiuso, gli hanno ripristinato i terreni con zolle miste a cemento, plastica e ferri arrugginiti.
Pietracito ha speso 30 mila euro in avvocati, senza aiuto degli enti locali. L'italiano è solo davanti al potente. Lui non molla, ma molti altri sono stanchi. Sanno che, più dei danni, sono i processi a mangiarti la vita. Finisce che sei tu a dover pagare. La politica cala le brache: è già tanto se i sindaci sono riusciti a farsi dare il tracciato della galleria.

Risaliamo verso il Giogo della Scarperia. Ormai è un "trek" nella devastazione. Conifere moribonde, castagni in sofferenza. Fra un mese gli animali scapperanno anche da qui. A Lugo hanno visto "i caprioli scendere a valle per bere dai sottovasi dei giardini". Non era mai successo prima del 2006, quando la Tav ha smesso di pompare acqua "finta" in quota.

Dopo il crinale, il versante del Santerno ci sbatte davanti l'ultimo sacrilegio. Sul lato della Sieve avevamo censito pozzi defunti col nome di santi e beati. Qui, nell'abbazia di Moscheta, succede di peggio. Hanno rubato l'acqua santa. La pieve, per riempire il suo secolare abbeveratoio rimasto a secco, deve farsi sparare acqua da Fiorenzuola. Sempre per quei maledetti ventidue minuti.

Oltre si spalanca un abisso dantesco, il canyon chiamato Inferno. Era il top del Mugello, segnato su tutte le guide. Trote, gamberi, muschi. Sopra, il sentiero dove un tempo Dino Campana andava a Firenze incontrando bande di musicanti e pescatori di fiume. Oggi si cammina a secco tra massi enormi e smerigliati, segno della sacra potenza uccisa dall'uomo.
Chi pagherà tutto questo? Quale nazione chiederà il conto?Il fiume infernale si butta nel Santerno, dove s'apre il cratere della colossale stazione intermedia della Tav. Intorno, la devastazione. Novanta cave. Novanta cicatrici. Ed è solo il preludio dell'ultima è più spaventosa ferita. La più lontana, la meno visibile. La condanna, esecuzione e morte del torrente Diaterna, con la doppia sorgente biforcuta sotto il Sasso di San Zanobi.
Ora si procede solo a piedi, tra ghiaie terribili, guadi algerini, qui nell'Italia di mezzo a fine inverno. Tre anni fa Chiarini vide e fotografò vasche piene di pesci putrefatti. Da allora è morte biologica. Querce cadute, polvere, vento, lucertole. Sotto, la galleria spara la sua traiettoria in un fondale umido carico di bitumi. Qui sopra, il biancore abbacinante di un greto. La frazione di Castelvecchio - sopra l'ultima finestra della Tav in terra toscana - ha perso il suo acquedotto nel '98.

Ora vorrebbero costruire un invaso per compensare lo scippo.
Ma per metterci quale acqua? Con quale canalizzazione? Cementificando gli impluvi? Ricoprendoli di resine? Coprendo lo scempio con uno scempio ulteriore? La parola catastrofe non basta.Il viaggio è finito. "Cosa ci riserva il futuro Dio solo sa" brontola Piera Ballabio, della Comunità montana del Mugello. "Con la nuova legge sulle grandi opere, i Comuni avranno ancora meno voce in capitolo. Siamo vicini a una militarizzazione del territorio. Alla faccia del federalismo".
22 marzo 2009, Paolo Rumiz
Soltanto per ventidue minuti di viaggio in meno..
"..le cento novità moderne; in esse c'è sempre una parte d'illusione, e non sempre un progresso effettivo. Per esse il diavolo continua ad esigere l'interesse composto per la sua precedente partecipazione e per numerosi interessi successivi. Le nostre invenzioni tendono a essere graziosi giocattoli che distraggono la nostra attenzione dalle cose serie. Sono mezzi progrediti diretti a un fine non ancora progredito - fine troppo facile da conseguirsi; come le ferrovie che portano da Boston a New York. Abbiamo tanta fretta di costruire un telegrafo magnetico dal Maine al Texas; ma può darsi che il Maine e il Texas non abbiano nulla di importante da dirsi. Può darsi che si trovino nelle condizioni di quel tale che desiderava ardentemente di essere presentato a una distinta signora sorda; quando le fu presentato e gli fu messo il corno acustico fra le mani, non trovò nulla da dire. Come se la cosa importante fosse parlare in fretta - e non parlare assennatamente."
[Henry D. Thoreau - "Walden, ovvero vita nei boschi"]

sabato 14 marzo 2009

Giornata di pulizia di Bocca di Serchio

Locandina Giornata di Pulizia Bocca Di Serchio

Il Comune di Vecchiano e l'Ente Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli, in collaborazione con i volontari di LIPU, Legambiente, WWF, EBN Italia, FIAB, EBN nodo toscano Lo Strillozzo,
organizzano

LA GIORNATA DI PULIZIA DI BOCCA DI SERCHIO
Domenica 15 marzo 2009 - ore 9.00
ritrovo a piazzale Montioni,
MARINA DI VECCHIANO (PI)


Comunicato stampa dal Comune di Vecchiano:

L'intervento consiste nella raccolta manuale dei rifiuti dislocati sulla spiaggia presso la foce del fiume Serchio; in particolare, si tratterà di raccogliere plastica, metalli e materiali ingombranti di vario genere, mentre il materiale ligneo sarà lasciato sul posto, al fine di favorire la formazione di dune sabbiose. Questo intervento consentirà di ottenere la necessaria pulizia senza dover ricorrere a mezzi meccanici all'interno del sistema dunale. Le operazioni di pulizia saranno assistite da Geofor S.p.A., partner ormai consolidato. La zona sarà poi delimitata da pali corredati di tabelle, su cui affiggere l'immagine del fratino e l'ordinanza sindacale.

La Giornata di pulizia di Bocca di Serchio è un'iniziativa nata per tutelare un ambiente di straordinaria bellezza e soprattutto per richiamare sul luogo, il fratino, uccello nidificante ormai raro. Si tratta di una importantissima operazione che vede una stretta e proficua collaborazione tra il Comune di Vecchiano e l'Ente-Parco, l'Azienda Geofor e le Associazioni con i loro volontari. Le giornate di pulizia degli anni precedenti hanno visto ad oggi la partecipazione di circa 700 persone.

I risultati raggiunti gli anni scorsi sono stati i seguenti:
- raccolta di ben 300 quintali di rifiuti di vario genere: plastica, vetro, lattine, materiali ingombranti, una cifra molto alta;
- conseguente miglioramento dell’aspetto estetico della zona: a fine giornata, infatti, il look dell'area appariva molto più "naturale", grazie all’apporto dei volontari;
- rinvenimento, durante la stagione riproduttiva, dapprima di nidi con uova e, successivamente, di piccoli di fratino da parte degli esperti ornitologi.

venerdì 13 marzo 2009

Due giornate per l'ambiente

Costruzione fascine per consolidamento dune
Comunicato stampa.

Hanno riscosso notevole successo le due giornate sulla natura di sabato e domenica scorsi organizzate da Legambiente Versilia, in collaborazione con l’Ente Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli.

Sabato 7 marzo a Villa Borbone si è infatti svolta una conferenza rivolta a tutta la cittadinanza, sulla conservazione delle “Dune al di là del molo”, in cui , oltre al Dott. Leonardo Lombardi, consulente del Progetto Life-Dunetosca, e alla dott. Francesca Logli, responsabile del settore forestale del Parco, sono intervenuti anche il Presidente Giancarlo Lunardi e il Direttore Sergio Paglialunga. Sono stati illustrati i lavori svolti nel Parco, in particolare nella Macchia Lucchese, nell’ambito del Progetto Life-Dunetosca, volti al ripristino, alla conservazione e all’ampliamento delle aree umide retrodunali e degli habitat dunali, attraverso la rimozione di specie esotiche invasive (Amorpha fruticosa e Yucca gloriosa), la chiusura dell’80% dei sentieri e la realizzazione di pedane in legno per l’accesso alla spiaggia, il riscavo di zone umide precedentemente interrate e desertificate.
Il Parco ha dichiarato di essere attualmente impegnato in azioni di monitoraggio e mantenimento dei risultati ottenuti con gli interventi del progetto LIFE. Inoltre, ha accolto le richieste di Legambiente Versilia di aumentare la presenza di cartelli che diano più consapevolezza alle persone di trovarsi all’interno di un’area protetta, invitandole a tenere un comportamento adeguato, e di decentrare le iniziative dell’Ente a favore della natura andando ad interessare e valorizzare anche le aree periferiche del territorio, compresa la Macchia Lucchese, che risultano essere le più trascurate e le meno tutelate.
Alla conferenza è seguita una gustosa merenda con i prodotti tipici del Parco.

L’8 marzo invece è stata la “Giornata del Fratino”, che si è svolta nella Riserva naturale della Lecciona, a Marina di Levante, a Viareggio. Vi hanno partecipato circa 80 persone, di tutte le età. Sotto la guida dei volontari esperti di Legambiente, sono stati formati due gruppi di lavoro: uno ha realizzato tre grandi fascinate in legno per favorire la ricostituzione delle dune, mentre l’altro si è occupato della pulizia dell’arenile della Lecciona. E’ stata raccolta tutta la plastica abbandonata (una cinquantina di sacchi, che il Parco e la Sea si sono impegnati a rimuovere) ed è stato lasciato il materiale naturale spiaggiato, per favorire la nidificazione del fratino e il mantenimento generale dell’ambiente dunale.
Sul posto sono rimasti un frigorifero e lo scafo di una barca abbandonati da molto tempo, che per ovvie ragioni i volontari non hanno potuto rimuovere, ma che si augurano che qualche autorità provvederà presto a togliere, con mezzi idonei e non troppo invasivi per l’ambiente, così ricco di biodiversità, ma al tempo stesso molto vulnerabile.

Legambiente Versilia ringrazia tutte le persone che hanno partecipato a questi due eventi e tutti i volontari che si sono occupati dell’organizzazione.