Quest'anno,
dopo cinque anni, Legambiente Versilia torna a pulire l'area del "Triangolino", all'interno del porto di
Viareggio.
La
zona è frequentata, oltre che dai pescatori, anche da fotografi
naturalisti e appassionati birdwatchers. L’area
infatti riveste, a dispetto della limitata
estensione, una notevole importanza ornitologica. E' infatti
diventata con gli anni, un luogo di sosta
soprattutto per molte specie di uccelli limicoli che durante il
passo, si fermano qui per rifocillarsi, ed è nota in tutta la
Toscana sia per la notevole varietà di specie sia perché
gli uccelli si fanno avvicinare qui più che in altre zone e quindi é
il posto ideale per l’osservazione, la fotografia e lo
studio.
Purtroppo oltre che ad essere cosparsa di ogni tipo di rifiuto portato dalle acque del porto, è anche frequentata da pescatori dilettanti, che abbandonano resti di lenze ed ami dove capita, senza rendersi conto degli effetti nefasti del loro comportamento: gli uccelli si vedono spesso annodati da questi fili invisibili, talvolta mutilati o con una zampa in necrosi. L’anno scorso i fotografi, in una sola giornata, hanno raccolto più di 10 sacchi di sole lenze!
Domenica 28 settembre, quindi, insieme a fotografi,
naturalisti, birdwatchers, LIPU, e cittadini sensibili al problema, andremo a pulire l'area, soprattutto rimuovendo le lenze e gli ami in
modo da evitare ulteriori sofferenze agli uccelli, per sensibilizzare
i frequentatori a non abbandonarvi rifiuti di nessun genere e per
dare risalto alla sua importanza dal punto di vista
conservazionistico.
Ecco un'appassionato articolo di Simona Tedesco, animatrice e "pasionaria" del problema delle lenze!
RispondiElimina"Arrivano dal nord Europa, volano per migliaia di chilometri lungo le rotte migratorie per raggiungere l’Africa. Il loro viaggio affascina da sempre esperti e amanti della natura: pochi grammi di penne e ali che seguono i venti, instancabili, determinate. Il loro percorso conosce soste tecniche di alcuni giorni su spiagge, acque interne e litorali, per riposarsi e rifocillarsi prima di ripartire.
Ma per questa pittima minore il viaggio si è interrotto per sempre. Eppure non ha sbagliato niente. A tradirla non è stato l’istinto, ma l’uomo. A finirla non una pallottola come verrebbe da pensare, ma una morte insidiosa, trasparente, avvolgente: una lenza abbandonata sulla spiaggia.
L’immagine è dura, disturba e vorremmo non vederla, ma purtroppo documenta un fatto noto o forse meglio dire, ‘notato’ da birdwatcher e fotografi naturalisti. Si perché gli uccelli che rimangono intrappolati, sono quelli che scelgono di sostare sulle spiagge che si trovano lungo i corridoi migratori o che in quelle spiagge vivono da sempre.
Animali non buoni per la caccia e per questo molto confidenti con l’uomo, con il quale si instaura spesso un rapporto legato al cibo. I limicoli e non solo amano cercare fra la sabbia, ruzzolare tra il materiale portato dalle onde, sondare il terreno con il becco per scovare i numerosi invertebrati e amano anche accettare vermi, cibo fresco gettato dai pescatori divertiti dalla loro compagnia. Un’amicizia che troppo spesso si rivela fatale. L’abbandono delle lenze sulla spiaggia è un fatto grave. Un gesto semplice, banale, sottovalutato che ha invece conseguenze terribili. Il nylon, quello più sottile, si avvolge alle zampe. Gli animali si dibattono, lo beccano, lo tirano e nel tentativo di toglierlo, spesso si avvolgono ancora di più. Fino a stringere tanto da bloccare il sangue, mutilare o infettare gli arti. Lungo quelle lenze spesso ci sono i piombi e ancora peggio, gli ami, che si conficcano nel becco, fra il piumaggio o che vengono ingeriti e scendono lungo il gozzo, l’esofago, lo stomaco.
Per salvarli occorre agire in tempo, ma catturarli è alquanto complicato e consentito dalla normativa solo a personale qualificato. Benchè legati, benché confidenti, non permettono all’uomo il contatto e la distanza di fuga raramente scende sotto ai tre metri. Sembra assurdo ma fino a quando gli uccelli riescono a compiere anche voli brevi, non si può intervenire se non con reti a scoppio o trappole che non sono così facili da trovare. Il contatto per paradosso diventa possibile solo quando l’animale è al limite, talmente stremato da abbassare la guardia, ma a volte è troppo tardi. Il vero salvataggio, forse, potrebbe arrivare prima, per mano di quell’uomo che sceglie di diventare attento e sensibile quel tanto che basta da non abbandonare la lenza sulla spiaggia, ma riporla in un sacchetto e smaltirla nella spazzatura. Oltre a fotografarli, possiamo aiutarli. Salviamoli dalle lenze."