Premessa
Viviamo
un periodo eccezionale. Al netto delle lugubri conseguenze dal punto
di vista umano, sociale ed economico che sta determinando la
pandemia, nessuno può ormai disconoscere la centralità della
“transizione ecologica” nell’agenda politica, globale e locale.
In questo quadro, ci accingiamo a preparare una Conferenza
delle Parti per la Biodiversità planetaria,
nel prossimo maggio, che stabilirà finalmente l’ambizioso target
del 30% di superficie terrestre protetta entro il 2030.
Un’asticella alta, che non può essere però assolutamente
sconfessata in un contesto privilegiato come la Toscana. Oggi,
infatti, la quota di protezione della nostra regione ristagna a circa
il 10%. E in un Parco fragile e accerchiato da tre grandi poli urbani
(Viareggio, Pisa, Livorno) come quello di Migliarino San Rossore
Massaciuccoli, le avvisaglie e le percezioni che abbiamo sul
territorio sono di ben altra natura. Quindi, come prerequisito
essenziale per ogni ulteriore riflessione, vogliamo dire che la
perimetrazione del Parco e delle sue aree contigue non dovrà
arretrare di un solo millimetro nei prossimi anni.
Punti
di forza
Il
Parco di MSRM (coi suoi 23.000 ettari complessivi) accoglie ambienti
unici al mondo: oltre 10.000 ettari di boschi planiziali,
riconosciuti come Riserva
della Biosfera dall’Unesco;
ben 6.000 ettari di aree umide (tra cui il Lago e Padule di
Massaciuccoli e i boschi igrofili di Migliarino, San Rossore e
Tombolo), inscritte fra le più importanti del pianeta, secondo la
Convenzione
di Ramsar;
30 chilometri di spiagge con paesaggi compositi e habitat dunali in
evoluzione naturale e continua. Tale ambito territoriale è quindi un
formidabile
scrigno di biodiversità e svolge plurimi servizi ecosistemici
a parziale mitigazione degli effetti sempre più gravi della crisi
climatica in corso. Inoltre, coi suoi boschi e i suoi sentieri, il
Parco offre una incredibile gamma di opportunità a quei turisti
che si vogliano avvicinare alla fruizione di questi ambienti in modo
responsabile e rispettoso.
Fragilità
Segnaliamo
d’altronde potenzialità ancora tutte da esplorare per dei Centri
Visite,
oggi non perfettamente funzionanti. Quello di San Rossore, gestito da
un privato, è attivo, mentre quello di Villa Borbone è chiuso ormai
dal 2019 per meri dissidi tra istituzioni. Come da riqualificare e
potenziare è senz’altro la segnaletica, oggi insufficiente o
danneggiata soprattutto dove servirebbe di più, ossia nelle zone
periferiche del Parco. Registriamo inoltre estesi fenomeni di
erosione costiera, nella zona a sud della foce del Serchio e
criticità crescenti per la pressione determinata dalle attività
economiche presenti nel Parco (stabilimenti balneari, locali delle
marine, impianti industriali, persino basi militari!). Quanto al Lago
di Massaciuccoli, notorio e meritevole di risposte è il tema
dell’inquinamento da nutrienti chimici e naturali, con conseguente
estesa eutrofizzazione delle sue acque. Infine, da attenzionare ci
pare il tema degli impatti delle attività agricole insistenti nel
Parco.
Questioni
aperte
Per
noi il Parco deve diventare non un bensì “il”
motore della transizione
ecologica
di questo territorio. Fruizione sostenibile, turismo verde,
promozione del marchio sui prodotti tipici locali, gestione agricola
biologica, tutte istanze che non possono e non potranno mai
fotografare “sulla difensiva” questo Parco. Che, anzi, può e
deve giocarsi le sue carte al futuro, proponendo forme innovative e
partecipate di economia locale.
Come
abbiamo già detto, crediamo fermamente nella fruizione. Essa
rafforza la conoscenza e trasmette di per sé stessa benessere a chi
la pratica. Ma va sempre tenuto presente che il godimento delle
bellezze naturali non ne comporti mai alcuna compromissione.
Emblematico il caso del percorso della Ciclovia
Tirrenica
per cui, contemperando la conservazione della biodiversità con la
sostenibilità della mobilità dolce e un corretto approccio
turistico, dovrà prevalere la soluzione già esistente nel Viale dei
Tigli, lungo il tratto Viareggio-Torre del Lago. La scellerata
ipotesi di tracciato dentro la delicatissima Riserva Naturale della
Lecciona, decreterebbe una banalizzazione ed omologazione di questo
fragile habitat allo sviluppo che ha caratterizzato purtroppo la
storia del litorale versiliese.
Si
raccomanda, altresì, massima attenzione alle possibili conseguenze
di grandi opere, che pur realizzate al di fuori dei confini del
Parco, sono potenzialmente in grado di aggravare la già critica
situazione della costa per quanto riguarda i fenomeni erosivi e
ambientali in genere. È il caso della nuova
Darsena Europa,
opera ciclopica di potenziamento del Porto di Livorno. A questo fine,
ci pare utile ricordare a tutte le Istituzioni competenti che
andrebbe convocato e messo finalmente in moto quell’Osservatorio
ambientale socio-economico sui lavori del porto di Livorno, già
oggetto del protocollo d'intesa, formalizzato con Delibera di Giunta
N.369/2018 del 29.5.2018, di cui fanno parte rispettivamente: la
Regione Toscana, l’Autorità Portuale di Livorno, i Comuni di Pisa
e di Livorno e per l’appunto il Parco Regionale di Migliarino San
Rossore Massaciuccoli.
Infine,
desideriamo ribadire la nostra ferma contrarietà all’Asse
di Penetrazione
sulla città di Viareggio, per il collegamento tra la variante
Aurelia e la Marina di Levante, al servizio non soltanto del porto ma
anche e soprattutto degli stabilimenti balneari. Esso concentrerebbe
infatti sulla parte settentrionale del Parco un imponente carico
antropico e infrastrutturale, cancellando la mirabile e sobria
continuità tra Parco e Città.
L’identikit
del “nostro” Presidente
In
Italia pare spesso temerario citare la legge, ma a nostro avviso
invece è un buon viatico per fare scelte ponderate. Per noi, il
nuovo Presidente dovrà quindi esser “dotato
di comprovata esperienza e competenze in materia di aree protette e
biodiversità e di gestione amministrativa idonee al ruolo e alle
funzioni da ricoprire risultanti da documentato curriculum”.
Desideriamo
un Presidente che abbia un’ottima conoscenza del territorio, un
Presidente che dimostri la ferrea volontà di attuare tutte le misure
di tutela degli ambienti del Parco, difendendolo dai continui
tentativi di riduzione (della sua unitarietà e della sua
estensione). Non un uomo solo al comando, bensì una guida illuminata
che sappia preservare questa area protetta da opere che ne minacciano
l’ecosistema, prevenendo consumo di suolo.
Infine,
formuliamo da ultimo un auspicio, che definiremmo persino
prepolitico. Vogliamo un Presidente del Parco che abbia prima di ogni
altra cosa una dote. In verità, assai rara in questa strana fase
della vita pubblica del nostro Paese. Ossia: la
capacità di ascolto.
Infatti, un capo che si metta in umile ascolto di tutti
(amministratori, parti sociali, ambientalisti), senza pregiudizi e
senza forzature, a nostro avviso, è già a metà dell’opera. Ben
sapendo che poi, dopo l’ascolto e il confronto, verrà il tempo
delle decisioni. Ed è laicamente e rigorosamente a quelle che ci
riferiremo per giudicare il suo operato e la sua capacità
amministrativa.
Firenze,
Pisa, Viareggio – 29 marzo 2021